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LA CASA E LA SUA STORIA

Per parlare della storia di Villa Madonna del Fuoco bisogna rifarsi alla figura di Don Guido Sansavini, colui che ne è stato l’ideatore e poi il realizzatore.

Nel lontano 1958 Don Guido, allora parroco di S. Maria Assunta della Pianta, alla periferia di Forlì, pensò di dare continuità estiva all’attività dell’oratorio portando un primo gruppo di ragazzi a Fontanazzo in val di Fassa. Visto il successo della prima esperienza, negli anni successivi proseguì ad Alba di Canazei, poi a San Casciano in Val Badia, poi ancora ad Alba di Canazei, poi Pozza di Fassa sul ponte, poi Meida per  stabilizzarsi quindi per molti anni a Pera di Fassa nella casa dei fratelli Bernard, in uno splendido e panoramico posto al centro della valle.

I turni dei soggiorni per molti anni erano di tre settimane per i ragazzi e poi tre settimane per le ragazze, rigorosamente separati come succedeva a quei tempi. Poi negli anni settanta a Pera a questi tradizionali turni che si svolgevano fra giugno e luglio, si aggiunsero i turni per famiglie e ragazzi adulti nel mese di agosto.

Conoscere la montagna e in particolare le Dolomiti negli anni sessanta e settanta era un privilegio di pochi, che in buona parte erano guidati da questi preti illuminati come Don Guido e Don Oreste Benzi.

Foto di Don Guido Sansavini in passeggiata

A quei tempi ancora non era stata completata l’autostrada del Brennero e per arrivare era spesso necessario una giornata di pulman: ma anche questo disagio veniva vissuto come una festa; poi una volta arrivati passeggiate, giochi, serate insieme, messe e preghiere, incontri su vari temi cari al nostro prete, erano tutti motivo per conoscersi meglio e far crescere amicizie e amori che sarebbero poi rimasti per tutta la vita, in un ambiente di una bellezza che ci si portava dentro con rimpianto ad ogni ripartenza.

Il desiderio di Don Guido era comunque quello di acquistare una casa in modo da avere un riferimento fisso e stabile per continuare questa iniziativa negli anni futuri; per questo trattò a lungo la casa di Pera, ma come poi disse ad alcuni in confidenza, non se la sentì di strapparla ai fratelli Bernard e ai loro figli.

Nel 1985 avvenne la tragedia della diga di Stava e la zona di Tesero finì al centro dei riflettori di tutti i mass media per molto tempo e, successivamente, furono stanziati molti contributi per la ricostruzione in quell’area.

In quel periodo mentre era in passeggiata presso il Passo di Lavazè, Don Guido vide in un bar un volantino in cui si diceva che era in vendita una vecchia falegnameria in disuso presso la frazione Lago di Tesero. Questo vecchio stabile era stato acquistato da un privato che ne voleva fare una  colonia, ma per le difficoltà che aveva incontrato, era costretto a venderla sperando che il suo progetto potesse essere realizzato da qualcun altro. Dopo una serie di sopraluoghi coi suoi uomini di fiducia, Don Guido decise di acquistare lo stabile della vecchia falegnameria assieme a Don Tonino Garavini suo amico e parroco di Capocolle di Bertinoro, che era un abituale frequentatore della casa di Pera.

La vecchia falegnameria fu ristrutturata e trasformata in una casa per ferie che fu aperta nel 1988. Proprio in quell’anno il Papa Giovanni Paolo II visitò Stava ed in quella occasione benedisse la scultura in legno raffigurante la Madonna del Fuoco ed il bel pannello insieme alla foto del Papa che lo benedice è tuttora presente nella casa.

I vecchi ospiti che da anni frequentavano Pera per lo più non seguirono la migrazione verso la Val di Fiemme, ma la nuova Villa Madonna del Fuoco nel frattempo cresceva arricchendosi nei mesi estivi oltre che dei tradizionali escursionisti anche di numerosi cercatori di funghi che approfittavano della ricchezza e bellezza del vicino Lagorai, mentre nei mesi invernali gli sciatori erano attirati dai vicini begli impianti di Pampeago-Oberregen, Cermis e Bellamonte-Lusia.

Nel 1990 Don Tonino improvvisamente morì proprio alla Villa e Don Guido dovette da allora sobbarcarsi tutto il peso economico e organizzativo: fondamentale per Lui fu l’aiuto dei suoi collaboratori di allora Alberto Armuzzi e Oriano Zoli che si occuparono per tanti anni della gestione pratica dei vari soggiorni.

Foto di Don Tonino Garavini sulla torre del Vajolet

Verso la fine degli anni novanta si cominciò a manifestare una malattia degenerativa cerebrale e Don Guido progressivamente perse di efficienza e l’attività fu quindi completamente gestita dai collaboratori Alberto Armuzzi ed in particolare poi dal nipote Roberto Sansavini che con grande entusiasmo anche dopo la morte di Don Guido avvenuta nel 2007 ha continuato a gestire l’attività e ad apportare migliorie alla struttura, come la costruzione della veranda.

Foto di Alberto Armuzzi

Alla morte di Don Guido, Meraldo Borghini, che lo aveva assistito per anni e conosceva molto bene la casa, entrò a far parte del direttorio del CTG; lui, Alberto e Roberto, come rappresentanti del CTG di Forlì, hanno gestito per anni le attività e le migliorie della Villa. Nel frattempo, su indicazione testamentaria di Don Guido, la struttura è diventata proprietà di una Fondazione che ha il compito di portare avanti e tutelare questa iniziativa con gli obiettivi originari.

Il compito della gestione è affidato invece al CTG di Forlì di cui è stato Presidente Roberto Sansavini fino alla sua scomparsa per un incidente stradale nel 2016; nel frattempo nel 2010 era già scomparso Alberto per una grave malattia, per cui si è formata una nuova equipe, che si sta organizzando per portare avanti al meglio l’attività. Questa è guidata da Fausto Tedaldi, Presidente del CTG, che ha preso il posto di Roberto con il medesimo entusiasmo, impegno e voglia di fare e soprattutto con lo stesso spirito delle origini.

Foto di Roberto Sansavini e famiglia

Dal 2003 la società Pianta Calcio porta alla Villa 3 squadre di ragazzi dai 12 ai 14 anni insieme ad allenatori, dirigenti e il parroco della parrocchia, per trascorrere una settimana a settembre fra allenamenti, passeggiate, giochi e momenti di riflessione. E' un ritorno alle origini che Don Guido avrebbe apprezzato: un'esperienza molto bella per stare assieme e conoscere la montagna.

Importante in questi anni è sempre stata la collaborazione con le realtà locali; particolarmente bella l’iniziativa che dal 2011 porta avanti l’Associazione “Aiutiamoli a vivere” della Val di Fiemme che si fa carico di ospitare nella Villa per oltre un mese un gruppo di ragazzi portatori di handicap della Bielorussia.

E’ un’iniziativa che coinvolge tanti volontari della valle che si alternano a seguire e curare questi ragazzi, e tante aziende che offrono quanto necessario per il loro vitto; ma è soprattutto una manifestazione di accoglienza e attenzione per i meno fortunati che i Dirigenti attuali del CTG auspicano possa continuare.

In questi anni, come detto, tanti sono stati color che hanno dato un grosso contributo, e sicuramente vanno ricordati anche coloro che hanno lavorato in cucina, perché la cucina è sempre stata un fiore all’occhiello di Villa Madonna del fuoco; e allora fra i tanti si ricordano l’Elves, Arnaldo, Gabriele e, più recentemente, Omar e Lino; e poi la Norma, la Rosanna, la Manuela, la Maria, la Mariangela, la Cornelia. Per chi non li ha conosciuti sono solo nomi, per chi ha vissuto la Villa sono belle figure da ricordare, perché perfettamente integrate nella vita e nello spirito della casa.

“Vivere insieme la montagna in amicizia e ringraziando il Creatore per la bellezza della natura e dell’Uomo” è sempre stato l’obiettivo primario di Don Guido, ed è giusto portarlo avanti perché “Ciò che ha un’anima non muore mai”.

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